“Che vi amiate gli uni gli altri…”. Questo è il
comandamento nuovo che il Signore, nella notte in
cui fu tradito, diede ai suoi discepoli.
Sapendo che quelle erano le ultime ore della sua
vita tra noi, ha voluto donarci una parola
importante, un comando che riassumesse tutto il
suo messaggio.
Ma perché dobbiamo amarci?
Non perché siamo bravi, non perché, se
ragioniamo un momento, possiamo comprendere
che è l’unico modo vero, giusto e intelligente di
vivere questi quattro giorni della nostra vita in
questo mondo. Dobbiamo volerci bene perché Lui
ci ha amato per primo, perché siamo oggetto continuo di amore da parte del Signore e
perché amandoci l’un l’altro manifestiamo la presenza del Signore risorto.
Guarda allora all’eucaristia, lasciati trasformare dal suo amore perché possa anche tu
amare come Lui.
Chiediamogli il dono della carità di cui ci parlava san Paolo.
Solo se viviamo con carità, la nostra vita si trasforma e trasformiamo anche il mondo
che ci circonda.
Per carità si può arrivare a “mettere tutto in comune…” e a “godere di grande favore”
presso gli altri, come ci ricordava la prima lettura descrivendo i segni concreti che
accompagnavano la prima comunità di cristiani.
Fai allora un po’l’esame di coscienza del tuo modo di amare, ascoltando san Paolo:
La carità è magnanima…benevola…non è invidiosa…non si vanta…non si gonfia di
orgoglio…non manca di rispetto…non cerca il proprio interesse… non si adira…non
tiene conto del male ricevuto…non gode dell’ingiustizia…
Fermati qualche momento, forse c’è un po’ di lavoro da fare …
E, se per caso non hai voglia di farlo perché pensi di star bene come sei, ricorda che
non puoi non restituire agli altri l’amore che Gesù ha manifestato per te e che il
mondo si aspetta da te questa testimonianza.
Don Mario